Negli ultimi anni il mercato del lavoro è cambiato moltissimo. Complice anche l’avvento della Digital Transformation, la nostra epoca è caratterizzata dall’affermarsi di tutta una serie di nuove professioni digitali. Ma chi sono queste figure? Cosa fanno? Perché servono? Ecco una panoramica dei mestieri 3.0 offerti dalla rete.
Il web ha cambiato radicalmente lo scenario del mondo del lavoro e negli ultimi tempi sono sorte nuove professionalità digitali che fino a qualche anno fa non avremmo neanche saputo concepire. Sviluppatori, data analyst, copywriter, community manager, digital PR, SEO specialist, …, la lista delle figure professionali fiorite in rete è più lunga di quanto si pensi.
Quali sono quelle più richieste? Nell’edizione 2016 del Festival Supernova, organizzato da Talent Garden, si è parlato proprio di questo. Oltre a registrare un significativo (e prevedibile) ritardo dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei e un’inadeguatezza della formazione universitaria rispetto al costante movimento del mondo del lavoro, si sono passate in rassegna le professioni più ricercate dalle aziende. Alcune di queste forse sono già entrate nella nostra quotidianità, altre invece sono ancora abbastanza oscure. Analizzarle tutte nel dettaglio è impossibile in questa sede, ma possiamo provare a fare un po’ di chiarezza prendendo in esame le 8 figure principali.
- User experience director: gestisce l’esperienza (virtuale e fisica) dell’utente attraverso spazi complessi. Si occupa di tutto ciò che riguarda l’esperienza d’uso di un prodotto o servizio per ottimizzarla al meglio;
- Director of analytics e data analyst: esperti nell’analisi e nell’interpretazione dei dati;
- Sviluppatore mobile: tra le figure più conosciute. Si occupa di creazione, sviluppo e ottimizzazione di applicazioni per smartphone e dispositivi mobili in generale;
- Digital copywriter: sempre più richiesta è una figura che gestisce i contenuti pubblicitari su piattaforme digitali (siti web, ecommerce, ecc);
- Community manager: un’altra professione abbastanza nota è il community manager, che gestisce e coordina una comunità virtuale. Il suo lavoro può limitarsi ai social (Social media manager) o estendersi a siti web, blog e forum;
- Digital advertiser: gestisce le campagne pubblicitarie sul web, decidendo dove, come e quando spendere il budget a disposizione;
- SEO e SEM specialist: esperti di ottimizzazione e posizionamento sui motori di ricerca, fattori ormai fondamentali per farsi trovare sul web;
- Digital PR: colui che si occupa di pubbliche relazioni online. Comunica con gli influencer, crea eventi e alimenta il passaparola online (buzz) con l’obiettivo di far parlare di un brand o di un prodotto a esso collegato.
Ciò che è emerso è che la formazione in Italia non è all’altezza: le università non si sono adeguate ai cambiamenti avvenuti in ambito tecnologico e digitale e offrono percorsi di studio che non sono al passo coi tempi (salvo qualche corso extracurricolare). Sono solo poche (e spesso molto costose) realtà private a farsi carico dell’innovazione necessaria in quest’ambito, con la conseguenza che solo il 12% dei giovani italiani è occupato nel settore digitale, quando la media europea è del 16%.
Siamo nella paradossale situazione in cui si sono creati dei nuovi posti di lavoro, ma ai candidati mancano le competenze richieste. Secondo uno studio di Modis, infatti, il 22% delle posizioni aperte in ambito digitale non trova candidati all’altezza. Peccato, perché secondo PayScale, che si occupa di analisi dei livelli di retribuzione a livello mondiale, alcune di queste professioni digitali sono anche molto ben pagate!
Che sia il caso di cambiare rotta?
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